Primo Maggio: una festa per il riscatto
Il Primo Maggio non è la festa per tutti i lavoratori
Gaetano Taverna 01/05/2021 0
Gli slogan che sanno tanto di retorica non mi sono mai piaciuti e allora per questo 1 maggio ho voluto rappresentare in quattro immagini la situazione attuale del lavoro (o del non lavoro) in Italia.
Il lavoro usurante, massacrante, di chi è in prima linea a combattere il Covid nelle corsie degli ospedali.
Il lavoro perso, le spese da pagare, i sogni infranti, l'incertezza del futuro di chi ha un'attività, come la ristorazione, colpita duramente dalle chiusure per il Covid.
Le fabbriche che chiudono per piani aziendali il cui obiettivo è esclusivamente il profitto a discapito della dignità umana.
La ricerca affannata del primo impiego per i giovani, sempre più costretti ad accettare impieghi che nulla hanno a che vedere con gli studi fatti (es. rider); oppure che si illudono di poter avere uno straccio di contratto dopo mesi di stage senza retribuzione perchè "fa comunque curriculum".
Sarebbero tante le persone in crisi (come chi lavora nello spettacolo, teatri su tutti, nel turismo, nell'arte, ecc.).
Per tutti loro, il 1 maggio non può essere una festa, ma almeno rappresenti la possibilità di un riscatto che permetterà di vivere con dignità.
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Gaetano Taverna 02/04/2021
Buona Pasqua
La parola Pasqua deriva dall'ebraico Pesach, che significa passare oltre, tralasciare. Un passare oltre che permette di rinnovare lo spirito, le emozioni, la fede.
Questo periodo mette a dura prova non solo la nostra salute, ma anche le nostre certezze, i nostri progetti, i nostri sogni.
Non è facile, non lo sarà. Prenderà del tempo e quando torneremo alla normalità, non sarà più lo stesso di prima, saremo diversi, forse migliori oppure no, non lo so.
Abbiamo bisogno di lasciarci alle spalle questo tempo, di riprendere il nostro viaggio con maggior slancio verso un nuovo rinascimento, verso una Pasqua che permetterà di passare oltre il momento che stiamo vivendo, permettendoci di vivere con una diversa vitalità, più creativa, ma soprattutto più solidale.
Buona Pasqua
Gaetano Taverna 13/07/2023
Visto che non hai niente da fare
Sono passati sei mesi da quando ho iniziato la nuova vita da pensionato. Sei mesi dove non poche volte mi sono sentito dire da famigliari e amici “Visto che non c’hai niente da fare...”, oppure “Visto che non hai impegni...”, o anche “Pensaci tu che sei libero!” (ogni tanto queste frasi me le segno sul calendario).
Evidentemente, aver finito di lavorare dopo 43 anni (nel caso mio scegliendo di non continuare a lavorare per aver raggiunto i requisiti pensionistici), automaticamente ti pone nella posizione di dover fare qualcosa a tutti i costi. Perché è cosa risaputa che quando uno lavora, sia esente dal fare questo qualcosa...
Sarà, ma allora perché questo qualcosa (che poi non si tratta di un’unica cosa, ma di svariate cose), guarda caso già le facevo anche quando lavoravo?? Va beh, andiamo oltre.
Devo dire che non avere più l’impegno quotidiano del lavoro, le sue scadenze, le sue riunioni, le sue call, le sue discussioni con capi e colleghi, le sue ansie, le sue stanchezze, e via dicendo, mi ha fatto sentire davvero più libero. Il minor introito economico ritengo che sia stato largamente compensato da quella sensazione di libertà che almeno per me è e sarà impagabile. Il pensiero di lavorare, magari con minor impegno (cosa che potrei fare considerando le mie competenze), non mi attira e non credo che mi farò attrarre, anche perché in questi sei mesi si sono ripresentati dei problemucci di salute che non mi permetterebbero comunque di affrontare impegni o stress psico-fisici.
Per i medesimi problemi fisici, ho al momento scansato l’idea di mettermi a disposizione in un’attività di volontariato. Per ora non sono in grado di assumere degli impegni che potrei non onorarli mio malgrado. E questa è la cosa che più mi pesa.
Ma a parte dedicarmi a fare il qualcosa di cui sopra (per lo più impegni di famiglia), in questi sei mesi ho scritto un nuovo romanzo, ho aiutato mia figlia a sistemarsi in un appartamento in affitto, ho organizzato delle cene e soprattutto una mega festa con i colleghi e amici del lavoro per salutarli, ho organizzato e fatto dei viaggi, ho seguito praticamente H24 la crescita e l’educazione del nostro Labrador Chocolate, Paco (ora ha 9 mesi, pesa 33 kg ed è un cane tanto affettuoso quanto molto impegnativo).
Al momento mi sto dedicando a rivedere, correggere e completare un mio vecchio romanzo di fantascienza che iniziai a scrivere diversi anni fa (tanto per provare con un genere diverso). Sto provando a vendere la mia moto per poter prenderne un’altra meno impegnativa per la mia schiena. Sto verificando la possibilità di fare un viaggio con la consorte in un posto particolare (non voglio spoilerare nulla).
Malgrado sia circondato da diversi cantieri edili, dichiaro che non mi sono mai fermato a guardarli, anche se, tanto per ridere, spesso sono stato tentato di presentarmi in stile umarell con la coppola in testa e le mani dietro la schiena.
Ammetto che non dovermi vestire decentemente per andare in ufficio, spesso mi porta a stare per casa in stile Drugo o Dude (v. Il grande Lebowski). Non so da quando non indosso una camicia classic, per non parlare di una cravatta: e per come sono fatto io non ne sento la mancanza. Ammetto altresì di aver passato diverso tempo a seguire delle serie tv, cosa che non mi ha impedito di leggere diversi libri.
Che dire: se avete idea di andare in pensione, fatelo, purché non abbiate nostalgia del periodo lavorativo, altrimenti non potrete apprezzare la libertà raggiunta.
Ammetto però di avere una particolare nostalgia del periodo lavorativo: è quella verso i tanti amici e colleghi che ho conosciuto e frequentato nel mio posto di lavoro. Ecco, questa sì che è un’emozione, un sentimento che provo spesso. Ma non può essere diversamente.
Gaetano Taverna 23/12/2020
Buon Natale
“A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari, a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi.
Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore, a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti." (dal Don Chisciotte di Corrado D’Elia)
Mai come quest'anno ci meritiamo di vivere davvero un BUON NATALE .
Auguri !!
by Gae