Il Bosco e il singolo Albero
A forza di osservare il bosco stiamo trascurando il singolo albero
Gaetano Taverna 18/02/2021 0
C’è una frase naturalistica che potrebbe sintetizzare quanto sta accadendo nella nostra società: a forza di osservare il bosco stiamo trascurando il singolo albero.
Il bello è che la stessa frase, in talune circostanze, potrebbe avere un suo importante significato a parti invertite: a forza di osservare il singolo albero stiamo trascurando il bosco.
Sto parlando dell’individuo inserito in un contesto più ampio, quello della società in cui il soggetto vive e in cui spesso i bisogni dell’uno possono entrare in contrasto con i bisogni della collettività. E viceversa.
Quotidianamente assistiamo a un’enfatizzazione delle priorità della collettività, alle attenzioni, agli studi su quanto accade nella società, spesso con un atteggiamento quasi distaccato, a volte anche cinico, senza considerare che dietro un determinato fatto, un fenomeno, una situazione che coinvolge la società, ci sono degli impatti che colpiscono i singoli individui, anche in maniera drammatica.
L’esempio più evidente, e direi eclatante, è quanto sta accadendo da un anno con la pandemia in atto per il Covid-19.
Ogni giorno assistiamo agli effetti della pandemia ascoltando o leggendo il bollettino del ministero della Salute, un sorta di bollettino di guerra che ci presenta il numero dei tamponi, il numero dei contagiati, il numero dei ricoverati, delle terapie intensive occupate e purtroppo anche il numero dei decessi.
A questo, aggiungiamo anche un altro bollettino drammatico, che invece non è sempre così misurabile, ovvero il lavoro perso e le attività chiuse. Per non parlare dei progetti di vita rinviati a data da destinarsi e di quel futuro incerto dei giovani alla ricerca della prima occupazione.
Le regole di come doverci comportare, il colore delle regioni, le chiusure, i limiti negli spostamenti, sono regolati da quegli indici che si basano sui numeri della pandemia. Tutto giusto, per carità, chi sono io per giudicare chi ha la responsabilità sanitaria e politica di gestire la pandemia?
Ho però un grave dubbio, e non credo che sia l’unico ad averlo: a forza di salvaguardare il bosco, la foresta, non stiamo rischiando di trascurare il singolo albero? Ci rendiamo conto dei drammi che si celano dietro a quei numeri? Dietro ai dolori, alle paure, alle sofferenze, ai pianti, ai rimpianti, ai sogni infranti, alle depressioni?
Un anno fa, la parola pandemia ci ha così spaventato che ci ha reso coscienti della nostra fragilità smontando quella sicumera che, più o meno in maniera inconsapevole, avevamo. Il lockdown rigido, poi, ci ha anche reso più sensibili, più solidali, direi anche più uguali.
A seguire, come in tutte le cose, è arrivata l’assuefazione, l’abituarsi a convivere con una pandemia che nel tempo non ha fatto notizia, se non negli impatti che ne sono derivati (leggi DPCM et similia).
Nella gestione di un insieme è corretto avere una visione ampia che copra l’insieme nella sua interezza. Ma attenzione che il bosco, la foresta, sono formati da singoli alberi che hanno una loro dignità, un loro vissuto, una loro esistenza che deve essere considerata se non rispettata.
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Oggi sono esattamente 10 anni da un'esperienza che mi ha segnato per sempre.
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In ricordo di un amico: Stefano Buso
La scomparsa di un amico provoca sempre un forte dolore, soprattutto se con lui abbiamo condiviso delle comuni passioni, un progetto, un cammino, o più semplicemente dei momenti di spensierate chiacchierate, magari a distanza.
Nell’aprile del 2010 pubblico su Cucinet.com un articolo sui Bàcari veneziani e con l’occasione entro in contatto con un esperto enogastronomo e wineblogger veneziano, Stefano Buso.
Da quel momento, in maniera spontanea nasce un’amicizia basata sulla comune passione per la cucina, il buon vino e la scrittura.
Iniziamo quindi a collaborare nella scrittura di articoli per Cucinet.com (come le pagine pubblicate nella rubrica Winemozione). Sempre nel 2010 Stefano mi pregia della prefazione del mio secondo romanzo (Storia di cucina, amore e follia).
A seguire ci lanciamo in un progetto di scrittura a quattro mani di un romanzo storico ambientato nel Medioevo, sfruttando la sua competenza sulla cultura e sugli usi e costumi medievali. Un progetto che purtroppo non riusciamo mai a concludere. Tramite Stefano conosco dei nuovi amici, come il Prof. Leonardo Vecchiotti.
Il tempo passa e i contatti si diradano. Qualche messaggio o telefonata, sempre con la promessa di rivederci magari a Firenze o a Bologna, gustando un buon piatto e brindando con un buon rosso. Poi, quando meno te lo aspetti, la telefonata che non avresti mai voluto ricevere.
Il pensiero ora va alla sua famiglia, a sua moglie, ai suoi figli, a cui rivolgo il mio cordoglio e la mia vicinanza.
Ciao Stefano, un abbraccio affettuoso e grazie per la tua sincera amicizia.
Stefano Buso, giornalista, conoscitore di usi e costumi medievali, wineblogger, enogastronomo, si è occupato per diversi anni di arte culinaria, studi e storia sul gusto. È stato autore di pubblicazioni tematiche a sfondo storico-gastronomico. Membro e Ambasciatore dell'AIGS (Accademia Italiana Gastronomia Storica) e socio ASA (Associazione Stampa Agroalimentare Italiana). Nel 2008 ha ottenuto la Nomination al premio Luigi Veronelli.
Gaetano Taverna 13/05/2021
La Pace non è un'utopia
Ennesima guerra in Terra Santa, ormai basta una scintilla per far scoppiare una crisi eterna dove le armi prendono il sopravvento a discapito delle popolazioni coinvolte. Israele e Palestina possono e devono convivere e la Pace non può essere un'utopia.
«Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande.» Adriano Olivetti, imprenditore, ingegnere e politico italiano, 1901–1960.
«Una cartina del mondo che non contenga Utopia non è degna neppure di uno sguardo, perché tralascia il paese nel quale l'umanità continua ad approdare. E, quando vi approda, l'umanità si guarda intorno, vede un paese migliore e issa nuovamente le vele. Il progresso è la realizzazione di Utopia.» Oscar Wilde, scrittore, drammaturgo, giornalista e saggista irlandese, 1854-1900.
«La pace deve essere sempre il fine: pace perseguita e difesa in ogni circostanza. Non ripetiamo il passato, un passato di violenza e distruzione. Immettiamoci nell'erto e difficile sentiero della pace, il solo sentiero che si adatti alla dignità umana, l'unico che conduca verso il vero compimento del destino dell'uomo, il solo che guidi verso il futuro in cui l'equità, la giustizia e la solidarietà sono realtà e non soltanto dei sogni lontani.» San Giovanni Paolo II