Guerra... Pace
Disarmiamo le parole, le menti, per disarmare la Terra
Gaetano Taverna 23/03/2025 0
Papa Francesco, ha scritto durante il suo ricovero in ospedale, che “Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra.”
Partendo da questa bellissima frase, vorrei condividere qui una mia riflessione sulla portata che hanno oggi le parole guerra e pace, alla luce di quanto stiamo vivendo.
Vi ringrazio per l'attenzione che dedicherete a questa mia riflessione.
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Gaetano Taverna 14/06/2021
Anni che passano
E sono 63 !! Ogni anno ringrazio il Signore perché lascio alle spalle un altro anno per affrontarne un altro ancora.
Da sempre provo a non prendere sul serio quello che mi capita, e spesso non prendo sul serio neanche me stesso. Non è superficialità, anzi, direi che è un’autodifesa, ma forse più semplicemente è un modo per sentirsi vivo.
Diceva Abraham Lincoln che “Non sono gli anni che contano nella vita, è la vita che metti in quegli anni”. Io aggiungerei che contano anche le persone che incontri, che hanno riempito e che stanno riempiendo il tuo universo. Persone che hai conosciuto camminando insieme e che ti stanno a fianco in questo momento.
Incontri che non si dimenticano, incontri che magari vorresti dimenticare: non importa, quello che importa è riuscire a fare sempre degli incontri nuovi, anche con le persone che avevi perso di vista, perché no!
In un'intervista su Il Fatto Quotidiano del 23 marzo 2015, Franco Battiato condivideva questi pensieri molto belli: “L’unica cosa per cui si può avvertire nostalgia sono i paradisi perduti. Gli angeli nascosti. Ciò che di meraviglioso, magari fugacemente, abbiamo incontrato. Se c’è una cosa bella dell’età che avanza, è in questo miracolo: saper riconoscere la bellezza. Quando mi passa davanti, adesso, la colgo.”
Sulla mia strada ho incontrato spesso tanti angeli nascosti, a volte me ne rendevo conto al momento, ma spesso me ne sono reso conto dopo molto tempo, lasciandomi un pizzico di nostalgia per non essere stato capace di cogliere la bellezza di quell'incontro.
Ora però un po’ di pubblicità: se non avete ancora letto il mio romanzo “Il volo dell’odio”, beh... che aspettate?? Occhio, perché dalle recensioni che ricevo pare che se lo leggete di sera rischiate di passare la notte in bianco...
Ad Maiora Semper !
Gaetano Taverna 24/02/2021
Stop al femminicidio
Oltre al bollettino di guerra giornaliero sul Covid, dovrebbe essere pubblicato giornalmente un altro bollettino di guerra, più grave, più terribile, perché non dipendente dagli effetti di un virus, ma dalle azioni di uomini: i femminicidi e gli atti di violenza contro le donne.
Sul sito FemminicidioItalia.info è riportato il terribile elenco aggiornato dei femminicidi in Italia e quelli degli anni precedenti, ma gli atti di violenza sulle donne, quelle situazioni che spesso non vengono neanche denunciate, non credo che potremo conoscerne davvero l'entità.
C'è chi dice che sia un problema che deriva dall'educazione (famiglia di origine, scuola), dalla cultura (la cultura della violenza, del possesso, dell'uomo forte in contrapposizione alla donna debole), dalle tensioni sociali (isolamento, problemi di lavoro), e via dicendo. Forse è un po' tutto questo, ma non si può ridurre a una mera analisi socio-psicologica una situazione che è sempre più grave.
Io non sono nessuno, ma sono un uomo e come tale prendo posizione contro gli atti di violenza sulle donne. Di recente ho seguito in tv l'intervista di una scrittrice che denunciava il silenzio degli uomini. É vero, aveva ragione: finora le poche iniziative di sensibilizzazione sono sempre state avviate da donne, a volte anche le stesse che hanno subito degli atti di violenza.
Il silenzio degli uomini rischia di renderci complici e io non lo voglio essere, nè lo sarò mai!
Gaetano Taverna 13/07/2023
Visto che non hai niente da fare
Sono passati sei mesi da quando ho iniziato la nuova vita da pensionato. Sei mesi dove non poche volte mi sono sentito dire da famigliari e amici “Visto che non c’hai niente da fare...”, oppure “Visto che non hai impegni...”, o anche “Pensaci tu che sei libero!” (ogni tanto queste frasi me le segno sul calendario).
Evidentemente, aver finito di lavorare dopo 43 anni (nel caso mio scegliendo di non continuare a lavorare per aver raggiunto i requisiti pensionistici), automaticamente ti pone nella posizione di dover fare qualcosa a tutti i costi. Perché è cosa risaputa che quando uno lavora, sia esente dal fare questo qualcosa...
Sarà, ma allora perché questo qualcosa (che poi non si tratta di un’unica cosa, ma di svariate cose), guarda caso già le facevo anche quando lavoravo?? Va beh, andiamo oltre.
Devo dire che non avere più l’impegno quotidiano del lavoro, le sue scadenze, le sue riunioni, le sue call, le sue discussioni con capi e colleghi, le sue ansie, le sue stanchezze, e via dicendo, mi ha fatto sentire davvero più libero. Il minor introito economico ritengo che sia stato largamente compensato da quella sensazione di libertà che almeno per me è e sarà impagabile. Il pensiero di lavorare, magari con minor impegno (cosa che potrei fare considerando le mie competenze), non mi attira e non credo che mi farò attrarre, anche perché in questi sei mesi si sono ripresentati dei problemucci di salute che non mi permetterebbero comunque di affrontare impegni o stress psico-fisici.
Per i medesimi problemi fisici, ho al momento scansato l’idea di mettermi a disposizione in un’attività di volontariato. Per ora non sono in grado di assumere degli impegni che potrei non onorarli mio malgrado. E questa è la cosa che più mi pesa.
Ma a parte dedicarmi a fare il qualcosa di cui sopra (per lo più impegni di famiglia), in questi sei mesi ho scritto un nuovo romanzo, ho aiutato mia figlia a sistemarsi in un appartamento in affitto, ho organizzato delle cene e soprattutto una mega festa con i colleghi e amici del lavoro per salutarli, ho organizzato e fatto dei viaggi, ho seguito praticamente H24 la crescita e l’educazione del nostro Labrador Chocolate, Paco (ora ha 9 mesi, pesa 33 kg ed è un cane tanto affettuoso quanto molto impegnativo).
Al momento mi sto dedicando a rivedere, correggere e completare un mio vecchio romanzo di fantascienza che iniziai a scrivere diversi anni fa (tanto per provare con un genere diverso). Sto provando a vendere la mia moto per poter prenderne un’altra meno impegnativa per la mia schiena. Sto verificando la possibilità di fare un viaggio con la consorte in un posto particolare (non voglio spoilerare nulla).
Malgrado sia circondato da diversi cantieri edili, dichiaro che non mi sono mai fermato a guardarli, anche se, tanto per ridere, spesso sono stato tentato di presentarmi in stile umarell con la coppola in testa e le mani dietro la schiena.
Ammetto che non dovermi vestire decentemente per andare in ufficio, spesso mi porta a stare per casa in stile Drugo o Dude (v. Il grande Lebowski). Non so da quando non indosso una camicia classic, per non parlare di una cravatta: e per come sono fatto io non ne sento la mancanza. Ammetto altresì di aver passato diverso tempo a seguire delle serie tv, cosa che non mi ha impedito di leggere diversi libri.
Che dire: se avete idea di andare in pensione, fatelo, purché non abbiate nostalgia del periodo lavorativo, altrimenti non potrete apprezzare la libertà raggiunta.
Ammetto però di avere una particolare nostalgia del periodo lavorativo: è quella verso i tanti amici e colleghi che ho conosciuto e frequentato nel mio posto di lavoro. Ecco, questa sì che è un’emozione, un sentimento che provo spesso. Ma non può essere diversamente.